“L’insostenibile leggerezza dell’essere” è un libro bellissimo. Il modo in cui Kundera descrive la Primavera di Praga, in cui spiega il concetto dell’eterno ritorno, del peso della leggerezza e della com-passione tra le persone è coinvolgente, riflessivo, davvero emozionante. L’insostenibile leggerezza dell’essere è uno di quei libri che si leggono non per la trama o per vedere come va a finire, ma per la delicatezza con cui è scritto.
Fra tutti gli intecci amorosi del libro è quello tra Sabina e Franz che ricordo con maggior piacere e malinconia: Kundera non ci racconta di loro in maniera diretta, ma lo fa attraverso l’uso delle parole “fraintese” tra i due. Il loro è un amore che non ha avuto l’occasione che meritava solo per una serie di fraintendimenti che lasciano il lettore deluso e dispiaciuto perchè dal di fuori appare chiaro che se solo i due si fossero ascoltati maggiormente si sarebbero capiti ed avrebbero potuto amarsi profondamente.
Essere donna per Sabina è un destino che non si sceglie: non è nè un merito, nè un fallimento. E’ un dato di fatto. Una volta, durante uno dei loro primi incontri Franz le aveva detto <<Tu sei una vera donna>>, lei non aveva capito che per lui l’essere donna nel modo in cui lei lo era, rappresentava un valore.
Franz supponeva che Sabina sarebbe rimasta affascinata dalla sua capacità dell’essere fedele e che in quel modo l’avrebbe conquistata. Non sapeva che a Sabina la fedeltà ricordava il padre, un tipo puritano e provinciale con la passione per la pittura. Quando lei a quattordici anni aveva cominciato aduscire con un ragazzo, il padre l’aveva chiusa in casa, impedendole di vederlo. Così, appena le è stato possibile, Sabina ha lasciato la sua casa, è andata a Praga dove si è appassionarsi di pittura cubista: un modo così diverso di dipingere rispetto a quello che il padre le aveva insegnato. Per Sabina il tradimento è un salto verso la libertà: la libertà di andare via e tradire gli insegnamenti del padre.
Franz amava ascoltare la musica, che fosse musica classica o rock a Franz piaceva ascoltarla ad alto volume, sentendosi inebriato e libero nell’ascoltarla. A Sabina la musica non piaceva e Franz era divertito dal fatto che lei non condividesse con lui questa passione. Ma per Sabina la musica ad alto volume era lagata ad un ricordo doloroso e Franz non lo sapeva.
L’atto di vedere è limitato da due confini per Sabina: il buio totale e la luce forte che accieca gli occhi, così Sabina provava disgusto verso ogni forma di estremismo. Franz amava la luce che per lui era sinonimo di sole. Franz amava anche il buio, ma sapeva che fare l’amore con Sabina completamente al buio sarebbe risultato ridicolo, così chiudeva gli occhi per avere un po’ di buio, un buio perfetto senza pensieri nè visioni, solo Sabina tra le sue braccia. Per Sabina la vista di Franz che non la guardava era una visione spiacevole, allora chiudeva gli occhi anche lei, ma lo stesso gesto significava qualcosa di molto diverso per i due: quello che per l’uno rappresentava l’infinito, per l’altra era il rifiuto di vedere qualcosa che non le piaceva.
In Boemia i cimiteri assomigliano a giardini. Le tombe sono coperte di erba e di fiori variopinti. Le lapidi modeste si perdono nel verde del fogliame e quando fa buio il cimitero è pieno di candeline accese. Quando Sabina si sentiva triste andava a passeggiare nei cimiteri fuori Praga ritrovando la pace e la serenità. Per Franz i cimiteri erano un orrendo immondezzaio di ossa e pietrame.
I due si lasciano nel libro perchè le incomprensioni tra di loro erano troppo grandi. Non si capivano. Avevano avuto vite differenti che li avevano portati a vedere ogni cosa in maniera differente. Ma un giorno, anni dopo, Sabina sconvolta aveva fatto una passeggiata in un cimitero di Parigi. In quel cimitero non aveva trovato nè pace, nè bellezza, ma squallore e paura, allora aveva ripensato a Franz…
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