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Linosa: l’isola senza tempo

Linosa è un isola, poco più di uno scoglio, che si trova nel mezzo del Mediterraneo. Della sua isola gemella – Lampedusa – Linosa non conserva nulla: bianca una, nera l’altra; frequentata dai turisti la prima, schiva e sconosciuta la seconda, ma io – naturalmente – la preferisco.

Deve succedere qualcosa alle onde gravitazionali dalle parti di Linosa, perché lì il tempo si relativizza: da un lato si contrae, trasformando le giornate in lampi, ma dall’altro si dilata e le ore scorrono così lente che sembra che tu sia sull’isola da sempre. Forse è per questo che neanche la radio prende a Linosa, forse le uniche onde che arrivano sull’isola sono quelle del mare.

20170720_175752.jpgIl mare, già il mare, definirlo blu a Linosa è limitante e chissà se era proprio questo che intendeva Omero quando scrisse che Ulisse navigava in “acque color del vino”, ma tutti i colori sono violenti sull’isola: nere le scogliere, vivaci le case, nere anche le lucertole.

20170714_170118.jpgUna serie di strani animali popolano l’isola: le lucertole nere, dicevo, ma la loro particolarità è nulla confrontata al vermocane, un verme piatto, lungo, urticante e munito di zampe che vive sott’acqua. Il primo giorno, appena arrivata, sono stata subito messa in guardia dallo stare attenta a non pestare il vermocane. “Uno scherzo!” mi sono detta, prima di capire che il vermocane esiste ed è alquanto disgustoso! E poi le berte, uccelli affascinanti. Sono vent’anni che gli studiosi stanno cercando di capire cosa spinga questi uccelli a riunirsi a migliaia al tramonto, posati sull’acqua e cullati dalle onde del mare, fino a formare una distesa che si allunga a perdita d’occhio. Io non ci trovo nulla di così misterioso: il tramonto è talmente bello che se fossi una berta andrei anche io tutti i giorni ad ammirarlo, ma gli studiosi continuano a credere che ci sia un motivo più nobile ed allora attendo anche io che lo scoprano.

20170714_191028.jpgSe i giornali non arrivano e il Maestrale riesce a tranciare le comunicazioni da e per l’isola anche per giorni, Linosa sembra essere proprio un posto fuori dal Mondo, ma ci pensa ancora una volta il mare a ricordarci che il Mondo là fuori c’è, con tutte le sue brutture: i ricordi cari a qualche migrante che poco lontano da Linosa è passato in cerca di speranza, spesso arrivano sull’isola trasportati dalle onde, insieme a rifiuti e plastiche di ogni genere. Ed eccomi arrivata al motivo che mi ha portata a Linosa: le plastiche. Linosa, infatti, è uno dei siti di nidificazione e alimentazione delle tartarughe Caretta Caretta nel Mediterraneo, ma le tartarughe – così come tante altre specie marine – sono minacciate dalla noncuranza dell’uomo che sta trasformando il mare in un’immensa discarica. Quando le tartarughe ingeriscono plastica si crea un’occlusione intestinale che nel peggiore dei casi può portare anche alla morte dell’animale, ma per fortuna sull’isola c’è un centro dove biologi, veterinari, naturalisti e volontari si prendono cura di loro, nel quale per un po’ di tempo, ma un tempo lunghissimo secondo le logiche dell’isola, sono stata anche io.

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