Era il 2010 quando per la prima volta sono uscita dall’Europa e sono stata in Asia, in Malesia per l’esattezza. La Malesia è un Paese strano, molto diveso dal resto del Sud Est Asiatico, prima di tutto perchè è a maggioranza Musulmana, poi perchè manca quell’atmosfera rilassata tipica della Thailandia o che ne so del Vietnam, solo per riferirmi a quello che ho avuto occasione di vedere io stessa. Insomma, come prima esperienza in Asia io consiglierei altre mete, ma in seguito la Malesia è davvero un posto interessante, bello e pieno di contrasti che vale la pena visitare.
Il primo contrasto degno di nota lo si vede subito, appena arrivati a Kuala Lumpur: vista da lontano la capitale Malese sembra una moderna città occidentale dai grattacieli luccicanti. Man mano che ci si avvicina alla città lungo l’autostrada, però, si capisce sempre di più che all’ombra di quella manciata di grattacieli c’è tutta un’altra realtà fatta di fatiscenti casette basse e strade, che sono le vere protagoniste della vita cittadina.
Allontanandosi da Kuala Lumpur per andare verso il Teman Negara si apprende che questa foresta è vecchia ben 130 milioni di anni. Una cifra che non riesco neanche a quantificare nella mia mente! Le Ere Glaciali, infatti, non hanno avuto alcun effetto su questa zona di Mondo e inoltre, non essendo zona vulcanica, nessuna eruzione ne ha mai mutato l’ecosistema. Tuttavia sono bastati pochi anni all’uomo per fare praticamente estinguere la leggendaria Tigre della Malesia, di cui rimangono ormai pochi esemplari. Se vi recherete nel Teman Negara, quindi, vedrete certamente decine di serpenti, insetti stecco, ragni grandi quanto una mano, farfalle coloratissime, scimmie, uccellini, ma ahimè è davvero raro che vediate la tigre. Gli abitanti del luogo dicono che quando National Geographic arriva sul posto, gli operatori si fermano anche qualche mese per girare i documentari, dando l’idea di una foresta nella quale ad ogni angolo si nascondano animali di ogni sorta, ma in realtà non è così, non più almeno. Nel Teman Negara scoprirete, inoltre, che la città di Sandakan – alla quale Emilio Salgari si è ispirato per scrivere il suo famoso romanzo “Sandokan, la tigre della Malesia” – non si trova nelle vicinanze, ma dall’altra parte del Paese, esattamente nel Borneo, dove in realtà non vivono e non hanno mai vissuto le tigri! Di questa particolarità vi avevo già parlato nel sempre verde articolo Curiosità che solo se in un luogo ci sei stato puoi sapere nel quale vi avevo elencato una serie di stranezze che ho notato in giro per il mondo e che non leggerete mai sulle guide turistiche.
A proposito di Borneo, è questa la parte di Malesia nella quale ho lasciato il cuore, tuttavia devo informarvi che la foresta del Borneo non esiste quasi più. Al suo posto, invece, troverete sterminate piantagioni monocultura di palma da olio. Ho visto con i miei occhi la deforestazione e il terreno bruciare appena sotto il Monte Kinabalu, un passo più in là dell’area protetta, e ho pianto e ho giurato che non avrei più mangiato o usato cosmetici contenenti il maledettissimo olio di palma. Era il 2010, dicevo all’inizio dell’articolo, così quando sono tornata in Italia e ho raccontato cosa avevo visto ai miei amici e conoscenti, di questo argomento non si sapeva ancora quasi nulla. Loro mi dicevano che la mia era una guarra impari e che fin quando non sarebbero cambiate le leggi, boicottare l’olio di palma non sarebbe servito a nulla. Vero! Ma guardate oggi, solo 7 anni dopo, quanta informazione in più c’è sull’argomento e quante aziende abbiano bandito l’olio di palma. Esiste ancora il problema che solo l’industria alimentare abbia sostituito quest’olio (chissà con quale altro olio di pessima qualità tra l’altro!) mentre le industrie cosmetiche non l’hanno ancora fatto e che, in realtà, la palma da olio è molto produttiva rispetto ad altri oli per i quali servirebbero appezzamenti di terra ancora più ampi, ma resta il fatto che i consumatori possano fare molto ed io questo l’ho imparato il sette anni di personale boicottaggio.
In Borneo, dicevo, ho visto la cosa più bella, dolce e terribie della mia vita: l’asilo degli Orango. Infatti gli Oranghini rimasti orfani per via della deforestazione sono portati qui, vengono cresciuti dai rengers, dai veterinari e dalle tate e poi – una volta che hanno imparato a salire sugli alberi e badare a loro stessi – sono liberati a Sepilok, una parte di foresta protetta dove possono vivere finalmente in pace. Non sapete con quanto amore i rangers crescano gli Orango, diano loro frullati di frutta e siano vittime degli scherzi che questi animaletti fanno loro di continuo. Ho visto un ranger camminare con due oranghini attaccati alle gambe perchè loro facevano i capricci e non avevano voglia di tornare nella nursery, una scena incredibile. Ho ascoltato il racconto di una tata che si prende cura degli orango più piccoli, cullandoli, dando loro il biberon e cambiando i loro pannolini. <<Tutte le volte che un orango va via per essere liberato mi si spezza il cuore, sono felice per lui, ma mi manca e penso che nessun altro Orango sarà mai così speciale. Poi mi viene affidato un nuovo orfano e comincio ad amarlo come e più di quello precedente>> ha detto una tata in un video, commovendomi fino a star male.
La Malesia è così: rabbia e amore. Un posto straordinario che però dobbiamo riuscire a preservare prima che venga abbattuta l’ultima casetta fatiscente ai piedi dei grattacieli, prima che scompaia l’ultima tigre e che venga spazzato via il Borneo.
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